Federica Milia
Staff AU - Ufficio Comunicazione e progetti speciali - Grafica
Ho iniziato a giocare a pallone 30 anni fa e solo da qualche anno si inizia a parlare di questo sport al femminile - quindi ovviamente 30 anni fa - era quasi impensabile che una donna potesse giocare a pallone.
In questi trent'anni ovviamente ho ricevuto diversi atteggiamenti discriminatori: uno proprio quando ho fatto la scelta di passare dalla pallacanestro al calcio a 5. Una persona a me vicina mi fece una battuta poco felice, come se questa scelta dovesse per forza implicare anche un'identità sessuale.
Un altro episodio avevo circa 20 anni - quindi parliamo di ben 25 anni fa - mentre ero in vacanza con una mia compagna di squadra e i nostri rispettivi compagni. Insieme ad altre persone abbiamo organizzato una partitella su un campetto di un lido e durante la partita ci siamo accorti che la folla intorno al campo era abbastanza numerosa, insolito per una partita tra amici. I commenti erano “guarda due donne che giocano a calcio!!” con uno stupore, come se la cosa fosse veramente inimmaginabile
Un altro episodio che mi ha toccato è stato quando, oltre il pallone, ho deciso di iniziare un altro sport come il pugilato. Avendo delle buone doti mi è stato proposto di fare un incontro. Per partecipare all’incontro, avrei però dovuto iscrivermi alla federazione e sostenere delle visite specialistiche per dimostrare che non ero ermafrodita.
La cosa più assurda è che la federazione non ha una convenzione o una agevolazione per queste visite che sono ovviamente molto costose e quindi questo discrimina tantissime atlete che vorrebbero praticare questo sport ma non possono permettersi il costo della visita.
Data ultimo aggiornamento: 16.03.2025
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